Il palcoscenico della politica
Allora per la verità
mi sembra troppo bassa per un’alta lode,
troppo scura per una chiara lode,
troppo piccola per una grande lode.
Solo questo posso riconoscerle di buono,
che se fosse diversa da com’è,
non sarebbe bella, ed essendo com’è, non mi piace.
“Molto rumore per nulla” – W. Shakespeare
La commedia degli equivoci è un classico della letteratura, che tra tragico e comico, racconta della vita e dei suoi attori, figuri, maschere e uomini. Non racconta nulla più del quotidiano scorrere delle passioni umane e delle loro storture. Siamo l’unica specie che mette in scena sé stessa, racconta tra vizi e virtù la propria esistenza e tutti i sui inganni, parte di questi costruiti in malafede, altri costruiti con le migliori intenzioni. Un manipolo di soggetti tra amori e conflitti, tra passioni ostacolate da malvagi “rosiconi” che pur di rompere l’idillio che hanno prima contribuito a costruire, creano false verità. Gli equivoci che tra il tragico ed il comico producono nel gioco della scena come in quello della vita, costruiscono proposte, studiano fattibilità, mostrano intenti che vengono capovolti e ripudiati nel momento di maggior idillio. È quello il momento in cui la giustizia dell’onore tradito ed offeso si affida all’agir di altro inganno e con il supporto del fato, tra trappole progettate e menzogne capovolte si ripristina l’ordine precostituito a saldo dell’onore leso. Tra risa e pianto la scena si apre e si chiude sugli atti che segnano il battere del tempo, che capovolgono la storia e la riscrivono in una ricorsività fatta da sentimenti risorti.
Le nostre esistenze sono uno spettacolo aperto sul mondo, una sceneggiatura scritta a tante mani, sul palcoscenico del nostro territorio. A ciascuno di noi un ruolo o una funzione affidata nella commedia della vita un po’ per fato, un po’ per scelta.
Cos’altro abbiamo in visione nella nostra storia se non la constate narrazione di una commedia tragicomica che si snoda di giorno in giorno sulle mura stanche di un paese che ormai fa fatica a ridere?
Lo confesso l’ho pensato l’altra sera seguendo il question time del nostro consiglio comunale, sarà stato lo schermo del PC, quello grande, sarà stato l’audio, impostato sulla stereofonia, ma si ho visto in scena la commedia degli equivoci.
Non sono una donna della politica, fortunatamente ho scelto un’altra professione, ma penso alla politica da donna, questo mi impone un ‘osservazione senza lobby, uno sguardo alle funzioni ed ai giochi tra dialettica, sgambetti e capriole, tra la legge scritta e quella narrata, tra limiti imposti e libertà concesse.
Non ho una scaletta a mia disposizione, non posso neanche rivedere la registrazione del consiglio, che come prassi non è stata ancora caricata. Quindi vi racconto e vi affido le mie sensazioni ed impressioni, così come le sento sulla mia pelle, probabilmente imprecise, selezionate dalla mia attenzione per risonanza e conoscenza. Si sa teniamo nella memoria le cose che in qualche modo ci risuonano, il mio desiderio non è scrivere un verbale ma condividere l’ascolto che mi ha pervaso, desidero solo portarvi con me davanti allo schermo del mio Pc.
È un lento scorrere l’entrata dei protagonisti, tanto lento che quasi non si coglie l’inizio della tenzone. Scorrono ad uno ad uno gli assessori per poter rispondere ai quesiti posti dai consiglieri dell’opposizione. C’è un tema che ronza nelle teste di molti, atteso, sperato come la rivelazione ad un oracolo, una rivelazione dal passato che ci permetta di comprendere il presente e vivere al meglio il futuro, la suspense destinata a rimanere tale fino all’ultimo atto. L’impianto di compostaggio ritiro o no della delibera?
ATTO I° – l’inganno – : Il primo elemento che mi ha turbato è stato scoprire che ora i consiglieri non possono più accede agli atti da remoto, che per prender visione di questi debbono fare richiesta scritta ed attendere risposta. I consiglieri tutti, anche quelli della maggioranza? Oh maremma! Questo significa che la trasparenza va in vacanza? Mi sfugge eppure la legge sulla privacy la conosco, ma forse la Pubblica Amministrazione non è poi così pubblica.
Il consigliere di opposizione si accalora, come nel suo stile, rivela una passione che non accetta limiti imposti senza logica. Non comprende il controllo serrato fatto ai suoi accessi. Cita il primo consiglio comunale in cui fu garantita trasparenza e password d’accesso per la consultazione degli atti a tutti i consiglieri. Un passo indietro, una retromarcia pesante rispetto alla storia dei processi democratici e di tutela del cittadino, per la seconda volta in pochi mesi si inciampa nel cercar di eludere il confronto. Il consiglio nella sua risposta si trincera dietro la lettura di un papiro di articoli di legge sulle normative in tutela della privacy che irrompono sulla scena come un copione appena consegnato ed alla sua prima lettura, l’incomprensibile e non contestualizzabile.
Altro consigliere di opposizione segnala come sembra che tutto ciò fosse stato imputato alla diffusione della notizia sullo spostamento dell’impianto di compostaggio prima, di non si sa cosa, ma prima. Questo potenzialmente l’episodio che ha tolto la password per l’accesso agli atti da remoto ai consiglieri. Era un segreto? Era un dato sensibile lo spostamento della collocazione dello studio di fattibilità dell’impianto di compostaggio? (Qui il lato ironico) A Sezze i segreti so sempre stati come quelli de Pulicinella, non vi è mai stato nulla di occulto, eccetto la questione cimitero, ma anche lì “sembra” occulto per molti, ma non per tutti. Di questo spostamento si parlava già nelle piazze da subito dopo i primi dissapori emersi alla pubblicazione su albo pretorio della delibera n.33.
Atto II° – l’importanza dell’onore -: il consigliere di opposizione interroga la maggioranza circa i fondi di finanziamento nel famigerato PNRR per la rigenerazione del Parco Storico della Rimembranza. Ri-mem-bran-za sinonimo di ricordo, memoria storica, che per il nostro paese risale alla fine della prima guerra mondiale, un centinaio d’anni circa. Se non è storico non so cosa sia, ma sembra non vi sia un’adeguata documentazione o/e registrazione atta a dimostrarlo. Peccato che l’assessore che si occupa dei fondi per i finanziamenti del PNRR sia d’origine spagnola e non conosce la nostra storia e tanto meno, da quel che afferma, la nostra atavica gestione politica e documentaristica, quindi non escludiamo alla luce di altri articoli pubblicati in ere non sospette che da qualche parte in uno dei tanti documenti andati “trafugati” si potesse annidare un qualche segno che permettesse al Monumento di accedere ai finanziamenti. L’assessore però non può saperne, tanto meno si leva voce a suo supporto, da donna qual è stà agl’atti e nella ricerca d’archivio il nostro Storico Parco della Rimembranza non e mai stato registrato come tale, quindi non può accedere al finanziamento.
Ma è questione d’onore per i molti caduti della prima grande guerra. È questione d’onore per quei nostri antenati che si sono riuniti, hanno creato circoli, raccolto fondi e ci hanno messo anni sfidando il fascismo per avere il nostro giardino alla memoria dei caduti. Il Monumento è monumento di sé stesso, è un atto identitario e se nessuno fin ora ha normato questo pezzo di storia è ora che si faccia e qui come nelle più classiche delle tragedie greche entri in scena il popolo. Squillino le trombe e rullino i tamburi, ha detto una scempiaggine per noi, ma non per ciò che il PNRR richiede. Qui la questione si fa complessa, l’assessore non dà una risposta da donna della politica ma da politica che pensa al femminile, quindi pensa di dover riferire in concreto il limite incontrato. Le donne e questa loro bizzarra idea di dover dire quel che sanno così come lo hanno studiato, che stolte, sono strane, in quel mare di statico silenzio…..
“ lei lei ahimè che è caduta in un pozzo d’inchiostro,
e tutto il mare non ha acqua che basti a lavarla ……”
– Shakhespeare –
Atto III – stile –: ed è sempre una donna a rispondere al quesito. Complesso, non lo ricordo per intero, raffinato, dall’inganno seduttivo, sottile raggiro della parola, tela di ragno per la farfalla, in un gioco di simmetrie e di contrati di due codici linguistici, un gioco degli equivoci che appaiono ora popolari, ora cortesi. Una voce del bilancio di previsione ha attirato l’attenzione di un consigliere, quella cifra doveva attingere da qualche fonte ben precisa. La risposta vola leggera e poi si ferma, così leggera d’improvviso si fa masso, forse per l’impatto devastante che ha avuto sui miei pensieri conoscendo e immaginando quante e quali fasce sociali fragili abbia il nostro paese. Revisione dei costi della mensa e del trasporto scolastico e l’assessore di maggioranza si fa forte del passato, cita come questo quesito sia già stato fonte di discussione nella precedente giunta. Qui il consigliere di opposizione sottolinea che la tela ha preso la farfalla e leggero e veloce come un ragno mette a segno la politica sociale distintiva del suo orientamento, che per scelta non ha mai dato seguito ad un cambiamento delle tariffe. Plufffff che tonfo, la trama più drammatica! Ho avuto i brividi al pensiero che dopo due anni di pandemia, dopo che in molti hanno perso il proprio lavoro e molti altri lo hanno visto deperire, il prossimo anno tra le varie accise sui consumi si ritroveranno a far fronte anche all’innalzamento dei costi per il trasporto e la mensa dei propri figli. Gas, energia elettrica, acqua, tari, con una guerra che già ora ci dicono graverà sui costi della nostra vita, giusto una cosina in più quel tanto che mi sembra possa autorizzare, senza remore, l’evasione scolastica.
Atto IV° – epilogo – la notte porta consiglio e cosi il caso si chiude solo il giorno successivo, un epilogo sperato ma sempre rinnegato. Saranno stati gli uomini verdi ad aver portato la spinta ultima per un cambiamento di rotta. E si proclama la liberazione della palude dall’incubo dell’impianto di compostaggio. La palude per ora è salva. Il NO della maggioranza proclamato all’unanimità, al ritiro della delibera, proposta dall’opposizione e sostenuta da tantissimi cittadini, nella notte si trasforma in un Si, la delibera verrà ritirata. Come in ogni tragicommedia che si rispetti resta ora l’incognita di ciò che potrà esser agito nell’oscurità imposta ai consiglieri. E qui si invocano gli dei a tutela del popolo e dei giusti, che siano guida delle menti libere.
Nella tragicommedia di questi mesi la chiusura.
“Dame gentili non più sospiri,
tutti gli amanti sono incostanti;
un piede in terra un altro in mare,
non sospirate, fateli andare.
E in ogni guisa fra giochi e risa
mutate l’intimo vostro rovello
in un ironico bel ritornello.
Trallerallera, trallalallà.”
“Molto rumore per nulla” – W. Shakespeare
Articolo di Roberta Filigenzi
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