Il passo del gambero
A giugno 2018 presentai quella che fu l’ ultima interrogazione in ordine cronologico preceduta da quelle presentate in più occasioni da Zarra , Di Palma , Brandolini. La richiesta era finalizzata all’ ottenimento di una utenza per l’accesso da remoto agli atti amministrativi e al protocollo informatico; nello specifico rifacendomi a tutta una serie di disposizioni e sentenze che si erano succedute in materia che avevano di volta in volta sancito e regolamentato il diritto di accesso diretto da remoto al sistema informatico dell’ente; tale strumento consente al Consigliere Comunale il completo espletamento del proprio mandato, favorendone la tempestiva acquisizione delle informazioni richieste senza aggravare l’ordinaria attività amministrativa.
Seppur nella consapevolezza di essere sottoposti ad un continuo e incalzante controllo, (non essendo mancati momenti di tensione e aspro confronto), la passata amministrazione, nel segno della trasparenza, con il rilascio delle credenziali d’accesso, permise ai Consiglieri Comunali di poter compiere in maniera piu’ completa e celere il proprio ruolo istituzionale, essenziale per un corretto meccanismo democratico di governo .
Ho atteso la visione dell’ultimo Consiglio Comunale per capire l’ esatta dinamica di quanto successo, e ad onor di cronaca, registrando la corretta interpretazione da parte della maggioranza delle nuove disposizioni in materia tese a limitare e regolamentare il tipo di accesso “con il rischio che esso possa essere indiscriminato”. Tali disposizioni stabiliscono che “vada consentita in relazione ai soli dati di sintesi ricavabili dalla consultazione telematica del protocollo, non potendo essere esteso al contenuto della documentazione, la cui acquisizione rimane soggetta alle ordinarie regole in materia di accesso”; in sintesi, rimane la password di accesso, il consigliere prende visione degli oggetti documentali in entrata ed in uscita, senza acquisirne il contenuto e solo successivamente formula apposita richiesta di accesso all’atto di interesse.
La questione, come è evidente, è ben lungi dal risolversi definitivamente, anche perché le sentenze che portarono all’ epoca alle disposizioni in materia, che sancivano il diritto all’ accesso illimitato degli atti amministrativi ai Consiglieri Comunali, racchiudevano anche tutta una serie di pareri e raccomandazioni provenienti da autorevoli fonti, tra cui Capi dello Stato.
“ al fine di limitare le occasioni di conflitto che inevitabilmente coinvolgono le maggioranze e le minoranze politiche, evitando pretestuose prese di posizione ed inutili affermazioni di principio che denotano scarsa propensione alla reciproca collaborazione. Riportare l’opportuna dialettica all’interno degli enti locali a livello di corretto e produttivo confronto sui temi di pubblico interesse. Garantire il reciproco rispetto dei ruoli, della maggioranza, che ha diritto di governare secondo il programma proposto all’elettorato, e della minoranza cui compete lo stimolo, il controllo oltre all’azione propositiva, con il bisogno di trovare un’ equilibrio per superare ogni forma di ostruzionismo”.
Quindi, aldilà della legittima interpretazione da parte della maggioranza, quello che risalta è il dato politico: la reale necessità, le tempistiche e la modalita’ con la quale la maggioranza ha disposto la limitazione dell’accesso in maniera cosi’ celere e solerte, senza un’opportuno preavviso agli stessi Consiglieri Comunali, né attraverso comunicazione diretta, né convocando un’ apposita commissione Capigruppo.
Palesando un’ intolleranza verso il dibattito e il confronto politico, come fa il gambero nel difendersi da un pericolo, si e’ compiuto di fatto un passo indietro rispetto alle norme acquisite, alimentando il legittimo sospetto di una ritorsiva azione punitiva.
Contravvenendo a quel richiamato principio collaborativo e di rispetto istituzionale, si e’ inoltre distorta l’immagine di forza innovativa votata alla trasparenza e alla modernizzazione dei servizi dell’ente con la quale la nuova maggioranza si era presentata.
Non accettando nessun ostacolo che possa contrapporsi alla propria autonomia amministrativa, bollando come strumentale o faziosa qualsiasi iniziativa intrapresa dalle opposte forze politiche, (quasi in una sorta di disconoscimento e legittimità dell’esistenza delle stesse), si denota una scarsa propensione alla critica e una certa difficoltà nel mettersi in discussione.
Come quando da ragazzini, non potendo segnare o sceglierti tutti i giocatori, scappavi portandoti via il pallone!
La dimostrazione si ha quando, messi all’angolo, si riaffida la comunicazione massiva ai soliti noti, rispolverando all’occorrenza vecchi mostri, chiudendosi a riccio nella convinzione dei propri diritti ricevuti dal mandato elettorale.
La tentazione di cedere all’ala oltranzista ogni volta che si viene attaccati, esasperare sempre più il clima già rovente che non accenna a placarsi, con il risultato di aizzare le rispettive tifoserie (c’è chi le conta) e portarle ad uno scontro continuo, non so quanto possa far bene al paese.
La parola d’ ordine deve essere invece quella di riportare l’ opinione pubblica, l’elettorato disperso che non crede più nelle istituzioni, compreso i tanti, tantissimi che non si sono recati al voto, (che ne fanno di fatto il primo partito in assoluto), a riavvicinarsi con fiducia alla cosa pubblica.
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Giovan Battista Moraldo
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