Tra tecnologia e consumismo
Un ostacolo a un consumo più sostenibile
L’ elettronica tra le fonti di rifiuti in più rapida crescita in Europa; nel solo nel 2017 ne sono stati prodotti oltre 3,5 milioni di tonnellate delle quali solo il 40% è stato riciclato.
Tra i responsabili sicuramente “l‘obsolescenza programmata”: termine che indica prodotti a vita limitata che devono essere sostituiti frequentemente.
Attraverso mirate tecniche commerciali, poi, si induce il consumatore a percepire il suo prodotto tecnologicamente obsoleto spingendolo ad acquistarne di nuovi nelle versioni più recenti. La nostra società è sempre più orientata verso la pratica dell’usa e getta.
Appare evidente che l’obsolescenza spinge a mantenere alti i livelli di consumismo, con un eccessivo sfruttamento delle risorse e una insostenibile produzione di rifiuti. Diventa fondamentale allora rivedere il nostro modello produttivo: sviluppare azioni più efficaci per tentare di ridurne la quantità.
Prolungare quindi la vita dei dispositivi: prima di mandarli in discarica riprogrammare un loro nuovo utilizzo; ma non dobbiamo puntare solo sul riciclo: per incidere più profondamente sulla questione dei rifiuti elettronici, bisognerebbe produrre di meno per inquinare di meno.
Dalla corretta progettazione dei prodotti dipende parte dello sviluppo dell’economia circolare, in questa fase si determinerà se tali prodotti saranno facilmente smontabili, riparabili e riciclabili.
L’indice di riparabilità
Quando si prende un prodotto elettronico oggi, non sappiamo per quanto tempo potrà funzionare prima di diventare un rifiuto da smaltire.
L’indice di riparabilità permette di sapere già all’atto dell’acquisto se il dispositivo è facile ed economico da riparare oppure no. Starà a noi decidere se preferire un’apparecchio rispetto ad un altro.
Alcuni paesi come la Francia utilizzano già un sistema di etichettatura dei prodotti, la Spagna è prossima ad adottarlo.
Francia prima in Europa
La Francia introduce per legge “l’indice di riparabilità”: sulle etichette poste sui prodotti elettronici si troveranno tutta una serie di informazioni; al consumatore sarà reso noto le possibilità di smontare, riparare e trovare i pezzi di ricambio del prodotto da acquistare.
I consumatori francesi sono i primi in Europa che possono contare su questo tipo di informazione. Dal 2021 in vigore per alcuni prodotti, a inizio 2022 tale obbligo è stato esteso a tutta una serie di categorie merceologiche.
A cosa serve l’etichetta
Nello specifico, questa etichetta obbligatoria riporterà un voto da 1 a 10. Esso sarà calcolato su una media di cinque griglie definite dal Ministero della Transizione Ecologica:
documentazione
facilità di smontaggio
disponibilità dei pezzi di ricambio
prezzo
Inoltre dal 2024 sarà introdotto l’indice di durabilità; oltre ad informare i clienti sulla possibilità di riparazione di un prodotto, darà indicazioni anche sulla sua complessiva durata.
Il vantaggio dell’etichetta con indice di riparabilità è duplice. Per i consumatori è una guida per una corretta valutazione prima dell’acquisto: un oggetto con una vita potenzialmente più lunga potrà essere anche più appetibile. Per i produttori è un incentivo a migliorare i propri dispositivi, rendendoli più “sostenibili”: un punteggio di riparabilità più alto può avere un vantaggio commerciale. L’apparecchio con un basso indice di riparabilità sarà invece chiaramente identificato come prodotto di bassa qualità.
Indirizzo europeo
Entro il 2030 le prossime iniziative legislative dovrebbero prevedere che l’indice di riparabilità diventi un modello utilizzato da tutti i paesi dell’ unione.
Intanto altri paesi, oltre la Francia, stanno adottando soluzioni che tentano di educare il consumatore ad un uso più consapevole e sostenibile delle risorse tecnologiche.
La Germania ha previsto che i centri di raccolta RAEE devono selezionare le apparecchiature che possono essere idonee al riuso; inoltre dovranno fornire agli utenti indirizzi dove certi apparecchi o dispositivi possono essere riparati.
Il comune di Vienna, ma presto sarà esteso a tutta l’Austria, ha previsto un bonus che copre fino al 50% dei costi di riparazione. Il successo è stato enorme: si stimano 850 tonnellate di emissioni di CO2 in meno nell’atmosfera.
A Glasgow è stata promossa una iniziativa, ‘Recycle Your Electricals’. Lo scopo è quello di riciclare e riparare dispositivi elettronici per poterli donare. Questo ha evitato che milioni di oggetti riutilizzabili siano finiti nelle discariche, offrendo a chi non poteva permetterselo di avere accesso alla tecnologia. Il risparmio è stato evidente: circa 250 tonnellate di CO2 che altrimenti sarebbero state immesse in atmosfera.
Diritto alla riparazione
Entro la fine del 2022 , la Commissione Europea dovrebbe finalmente approvare, con un atto legislativo, le linee guida per il “diritto alla riparazione”; un percorso durato più di 10 anni da parte del Parlamento Europeo. Con il “diritto alla riparazione” si compie un altro fondamentale passo in avanti verso quel modello di economia circolare nel quadro del Green Deal; obiettivo finale la neutralità climatica fissata per il 2050.
Nuova vita per i beni di consumo: sono state recepite tutta una serie di proposte per rendere i prodotti più durevoli e facilmente riparabili.
La giusta strada
“introdurre un’etichettatura obbligatoria, per fornire informazioni chiare e di facile comprensione ai consumatori, sulla durata e sulla riparabilità di un prodotto al momento dell’acquisto”.
In molti casi la reperibilità e i costi dei ricambi, così come i lunghi tempi di riparazione, inducono il consumatore all’ acquisto di nuovi prodotti. Un insieme di regole partendo sin dalla loro progettazione per un più lungo utilizzo, per incentivare i consumatori a scegliere di riparare invece di sostituire.
L’Europa si schiera quindi a favore del diritto alla riparabilità dei prodotti tecnologici, contro l’attuale sistema fondato sull’usa e getta.
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Giovan Battista Moraldo
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