Il mistero del mega depuratore è sempre più fitto
C’è un giallo a Sezze che rischia presto di tingersi di noir (o meglio del verde che caratterizza gli avvisi di garanzia) ed è quello che riguarda il nuovo mega depuratore di Sezze Scalo. Un’opera iniziata nel 2014 dall’Amministrazione Campoli, consegnata ad Acqualatina dall’Amministrazione Di Raimo nel 2018, ma che ancora oggi funziona a regime ridotto perché mancante di una parte fondamentale, ovvero il collettore emissario.
Sebbene enormemente più grande, in pratica il nuovo depuratore fa quello che faceva quello vecchio costruito lì vicino nei decenni scorsi.
Il nodo del collettore che scende dai Casali
Ma torniamo ai fatti. Il collettore emissario è la parte che dovrebbe collegare l’impianto di depurazione in grado di depurare almeno la metà delle utenze di tutta Sezze, alla parte alta del paese oggi servita dal depuratore malfunzionante e in parte bypassato in via Casali.
Ma così non è e se n’è accorta anche la magistratura. Tanto che, su esposto mosso dal MLIS, è partita da anni un’indagine che, evidentemente è ancora in corso.
Anzi, per la quale dapprima sono stati acquisiti documenti all’interno del Comune dai Carabinieri e poi sono partiti anche avvisi di garanzia.
Le rivelazioni nello scorso Consiglio Comunale
A parlarne, in maniera esplicita anche se velata, è stato l’ingegnere di Acqualatina Ennio Cima intervenuto in Consiglio Comunale a Sezze lo scorso 13 dicembre.
Parlando di crisi idrica infatti, la discussione è stata ad un tratto dirottata fugacemente sul mega depuratore realizzato nei pressi di via degli Archi, introducendo dei particolari che cambiano le carte sul tavolo.
L’opera pubblica faraonica, la più grande degli ultimi venti anni, ha avuto avvio nel 2014. I lavori sarebbero dovuti durare un anno e mezzo. Si sono protratti più del doppio e alla verifica dei fatti, l’opera non è mai entrata in funzione per fare ciò per cui era stata progettata, ovvero risolvere il problema della depurazione degli scarichi delle fogne setine.
Il progetto è infatti nato con l’idea di sanare una situazione irrisolta da decenni per cui i setini pagano un servizio in bolletta, quello di depurazione, di cui da anni non usufruiscono.
Ma qui subentrano una marea di dubbi.
La domanda “ingenua” di Armando Uscimenti
Durante lo scorso consiglio comunale, ad introdurre l’argomento è il consigliere oggi di minoranza Armando Uscimenti. L’esponente del PD, parte in causa delle amministrazioni sotto cui ha preso forma l’opera, al minuto 42 e 40 secondi dello streaming che fissa in rete lo svolgimento del Consiglio stesso, testualmente afferma:
“Esco fuori dall’argomento carenza idrica per aprire una parentesi riguardo il depuratore nuovo. Come amministrazione abbiamo consegnato nel 2018 l’impianto del nuovo depuratore di Sezze. Una parte di Sezze Scalo è stata collegata l’anno scorso mentre la zona più importante ancora no. L’amministrazione comunale aveva deciso di realizzare il nuovo depuratore perché quello realizzato a Sezze e che esisteva da tanti anni non era più sufficiente. Quindi adesso io chiedo quando avverrà l’allaccio che serve per collegare attraverso Casali la zona alta di Sezze. Quando il nuovo depuratore diventerà operativo a servizio di tutto il territorio di Sezze? Vorrei risposte operative non faremo tra un anno, due anni, 2024,. Gli interventi devono essere effettuati subito”.
La risposta, inquietante, dell’ingegner Ennio Cima
La risposta alle domande di Uscimenti arriva al minuto 71 per bocca appunto dell’ingegnere Ennio Cima di Acqualatina:
“Per quanto riguarda la questione del depuratore ci sono state delle difficoltà con l’impresa costruttrice e non solo. La Segreteria Tecnica Operativa si è messa a disposizione per inserire all’interno del piano circa 400 mila euro per completare il collegamento. Il collegamento consiste negli ultimi 160 metri che nel progetto non c’erano. Questi lavori per i 160 metri mancanti ce li siamo presi in carico. Per quanto riguarda il tratto in perforazione orizzontale, quello che abbiamo detto al RUP e al Direttore dei Lavori e al Progettista, è che, se chiudono la perizia e l’impresa ci fornisce i tubi, noi con la nostra impresa che già sta sul cantiere, l’Edmont che fa la perforazione orizzontale, siamo pronti ad iniziare il lavoro non appena la perizia viene chiusa. Il problema di Sezze non è solo di Sezze, ma è personalmente mio perché la cartolina verde arriva a casa mia. Quando arriva un Finanziere a casa e arriva tuo figlio che ti chiama e ti chiede: Papà cos’hai combinato? È arrivato uno a portarti la cartolina verde e così non dormi la notte. Noi stiamo sul pezzo, possiamo sicuramente migliorare, ma il miglioramento in questa situazione è il dialogo costruttivo che può portare ad una condivisione delle scelte”.
Possibili risvolti
La cartolina verde di cui parla Cima e di cui è stato destinatario, altro non è che un avviso di garanzia. L’avviso di garanzia è una notifica che non comporta alcuna presunzione di colpevolezza nei confronti di chi la riceve, ma che li avvisa di essere indagati dalla magistratura per fare chiarezza su eventi che chiari, evidentemente non sono. Come nel caso appunto del mega depuratore, o meglio del collettore.
Un collettore che è stato al centro di mille dubbi da sempre
La tubazione di collegamento dal paese alla pianura, scende da zona Casali attraversando in verticale la Valle della Culla, sotto i siti archeologici di Riparo Roberto e Grotta Iolanda, in una zona che, oltre ad essere di interesse storico e archeologico, è classificata dalla Stessa Regione come “aree a pericolo molto elevato di frana-fascia A; molto elevato per inondazione- fascia A1; aree di attenzione idraulica”.
Quel passaggio, del resto, appare in evidente contrasto con le Norme Tecniche di Attuazione del Piano di Assetto Idrogeologico della Regione Lazio. Proprio le norme PAI vietano movimenti di terra e tutte le attività che possono aumentare il livello di pericolo e la realizzazione di collettori fognari, condotte d’acquedotto, gasdotti o oleodotti. Lo stesso Luigi Gioacchini, esponente del MLIS, ha sempre sottolineato: “Si è cercato di sostenere che il nuovo collettore rientra nella fattispecie degli interventi su strutture esistenti. Ma il collettore in corso di realizzazione che attraversa il fronte di frana, è un’opera completamente ex novo”.
I silenzi della Regione
Dagli atti, proprio per abbassare i rischi, risulta che il collettore sarebbe dovuto essere realizzato mediante la tecnica del no-dig (senza scavo) per non compromettere l’assetto e la stabilità dell’area ma documenti fotografici testimoniano scavi a cielo aperto nella zona di frana.
La stessa Regione Lazio, interpellata in merito dall’interrogazione a risposta scritta, presentata dal consigliere Fabrizio Santori lo scorso 13 giugno 2015, non si è mai espressa in merito. Lo stesso Santori, ha poi presentato un esposto alla Procura della Repubblica di Roma in data 25 ottobre 2016. L’iter burocratico dell’opera, è iniziato nel 2008 e il finanziamento ammonta a 5 milioni 400 mila euro.
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Luca Morazzano
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