Passione/ Piero Formicuccia: “l’Unesco non è medaglia ma riconoscimento di un lavoro”
Ricevo, e volentieri pubblico, una garbatissima lettera di Piero Formicuccia sulla Passione di Sezze a seguito del mio articolo sul medesimo argomento. Chiarisco che non sono certo contario al riconoscimento Unesco per il sistema dei riti della settimana Santa, anzi. Ho posto un problema di Dna della manifestazione, di identità e credo che questo intervento sia un poco la prova di quanto amore c’è, da parte di tutti, per l’identità setina (io lo faccio un poco da emigrato e malato di nostalgie giovanili e amicizie che mi riportano qui). Il nodo è il confronto che non è mai escludere le altre opinioni o, peggio, non riconoscere il lavoro di chi fa le cose (cosa molto più difficile di parlarne). Dobbiamo confrontarci per cambiare opinione e per sentire sensibilità diverse. Ringrazio Piero, la scena è sua, nella speranza di un confronto anche ad altre voci. Noi, noi setini, siamo anche depositari di una cultura millenaria e di questa dobbiamo essere orgogliosi, una cultura dalle mille sfumature nessuna prima e nessuna seconda ma tutte finalizzate a difendere la nostra identità che vi giuro quando non vivi più qui diventa più forte come vi potranno testimoniare i tanti setini della “diaspora”
LA LETTERA
Caro Lidano,
ho letto con interesse il tuo articolo pubblicato oggi su “La processione patrimonio dell’Unesco…… Da sempre seguo con piacere e con approvazione tutti i tuoi articoli su Sezze e non solo. So che lo fai sempre con una certa coerenza e onestà intellettuale, non ho mai messo in dubbio la coerenza che ti contraddistingue quando, senza superficialità affronti le tematiche delle diverse realtà locali, lo fai certamente con passione e professionalità, con amore e passione perché ti conosco da anni, sia personalmente che professionalmente.
Non mi permetto di entrare in polemica con te su quest’ultimo articolo perché certamente ne capisco il senso e gli aspetti che ti hanno indotto a, credo, “mettere in dubbio “ la bontà di questa azione che, Sezze e tante altre realtà nazionali, compreso Maenza, stanno perseguendo per far riconoscere dall’UNESCO le manifestazioni relative alle Rappresentazioni delle Passioni di Cristo” quali beni immateriali. Non è semplice e non è detto che si riesca a raggiungere questo traguardo, non si tratta di appiccicare una medaglia ai gonfaloni delle varie associazioni, ma di veder riconoscere le buone pratiche che centinaia e migliaia di gente mettono in essere per realizzare le rappresentazioni. Come d’altronde già riconosciute per le “macchine”, vedi la macchina di Santa Rosa di Viterbo.
Si tratta, come dicevo, di voler riconoscere il lavoro certosino, continuo, costante, serio e volontario di tante persone che per mesi mettono in essere per far vivere, sempre nel migliore dei modi, quella che si chiama tradizione, come la chiami anche tu, portata avanti ogni anno da centinaia e centinaia di persone che, spendono il loro tempo libero per metterla in campo, per valorizzarla e fare in modo che tutto il paese ne tragga giovamento, sotto tutti i punti di vista, morali, culturali, sociali, religiosi e aggiungo anche economici. Trattasi di valori sempre apprezzati e mai messi in dubbio dalle diverse istituzioni che sostengono questa “tradizione” e dalle altre realtà che fanno parte dell’Associazione “Europassione per l’Italia” e “ Europassione internazionale”, organismi di cui l’Associazione della Passione di Cristo di Sezze è socio fondatore. Certo che la Passione di Sezze è essa stessa un patrimonio, che da sempre è coltivato e difeso, difeso anche da tutto ciò che può mettere in dubbio la bontà di tante persone che ci credono e ci lavorano, veramente con passione, senza secondi fini.
Ricordo con piacere quando il giornale che tu dirigevi “Il Territorio” ci sostenne perché l’amministrazione civica setina che si era insediata (2005) guidata dal compianto Lidano Zarra, non erogò alcun contributo per la Rappresentazione. Tu lo facesti con spontaneità da setino e uomo di cultura. Per parlare di Sezze, temo anch’io il rischio che questo paese in questo periodo diventi la periferia delle periferie, le cause sono tante e da ricercare negli errori che in tanti anni sono stati fatti; di ciò ne soffro anch’io, ma non mi soffermo solo ad analizzarne le cause, cerco, e come me le tante persone di cui ho parlato prima, di portare avanti con interesse e senso di responsabilità, forse l’unica tradizione che Sezze può vantare di avere, da 90 anni (1933- 2023).
E perché questo allora non può tradursi in un riconoscimento mondiale che può diventare un valore e una ricchezza per rilanciare un paese privo di strategie e di progetti validi per farlo rinascere e ridiventare il motore culturale nel territorio provinciale, come lo è stato fino agli anni ’80? E su questo non trovo improprio che il sindaco di Sezze, come quello di Maenza, di Caltanissetta, di Grassina, di Cicconicco, di Oria e tanti altri si facciano promotori e sostenitori di questo progetto UNESCO iniziato dieci anni fa ed elaborato da tutte le associazioni secondo un protocollo che abbraccia tanti aspetti, tante buone pratiche come dicevo prima, comprese le pratiche educative che sono implicite nelle azioni messe in campo per l’allestimento delle varie Sacre Rappresentazioni. Non si tratta allora di privarsi dei tanti aspetti tecnologici che oggi si dispone, o della presenza di qualche attore professionista, sono aspetti questi che hanno arricchito l’humus del discorso processionale, non privandoli del valore sentimentale ed emotivo, anzi arricchendoli sia nei partecipanti che negli spettatori. Non è detto che l’UNESCO riconosca le rappresentazioni ( riconoscendone le buone pratiche) quali beni immateriali, certamente però se lo farà sarà per tutti un premio ai tanti sforzi profusi, se invece la candidatura non verrà accolta, sarà come sempre uno sprone a valorizzare sempre di più “l’illustra tradizione “ che ci contraddistingue nel panorama locale, regionale, nazionale ed internazionale. Spero di non averti annoiato, mi scuso se sono stato prolisso e cordialmente ti saluto.
Piero Formicuccia
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