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Ma che cos’é la Repubblica per il cafone del mio compagno Silone, che attende al suo lavoro nelle brulle montagne della Majella?
Che cos’é la Repubblica per il minatore, per l’operaio sardo o siciliano che scende a settecento metri sotto terra, che non ha scarpe e torna a casa sua e molte volte non ha pane?
La Repubblica per questo cafone, per questo minatore, é una parola e perché sia un fatto bisogna associare alla riforma politica la riforma sociale.
Perché sia una realtà bisogna che il cafone della Majella sappia che Repubblica o Monarchia sono elementi determinanti della sua posizione di sfruttato sulla terra che lavora e che non é sua. Bisogna che il minatore sardo e siciliano, e il metallurgico milanese o torinese sappiano che Repubblica o Monarchia decidono del loro destino nella fabbrica, se saranno dei liberi lavoratori di un’industria socializzata o se saranno degli schiavi.
Oggi la repubblica è normale, la retorica fa banale. Guardateli incravattati, guardate gente che ha l’odio della Repubblica nel sangue farsi repubblicani come si sceglieva di Francia e di Spagna bastava la mangiatora bassa
Ho ripreso parole di Nenni per dire che è altro, che la Repubblica è un passo a cui manca ancora nel cammino. Sono come cavallette al raccolto, prima dell’invasione non ci sono poi, poi mangiano tutto e lasciano l’abbandono.
Si fanno esclusivi quando la repubblica era, ed è, solo nell’unico modo che può essere o non è: inclusiva.
Nella vita a volte è necessario saper lottare non solo senza paura ma anche senza speranza
Sandro Pertini
La Repubblica è eversiva, è blasfema alla banalità. E’ sempre una ragazza che sfrontata nella sua bellezza fa invidia a vecchie mai state belle, è generosa ai bari dell’avidità.
Sapete dove ho capito la Repubblica? Al primo bacio che mi ha fatto uomo, che mi ha dato l’impegno a scansare il banale, la coda, il pensare uguale perchè non esiste amare diverso non essendo previsto l’eguale.
Siamo eredi dei cafoni, dei burini, dei senza terra, dei derelitti e oggi che vi pensate tranquilli, il vento del nord
Vento del Nord. Vento di liberazione contro il nemico di fuori e quelli di dentro…
Pietro Nenni Avanti!, 27 aprile 1945
C’è un lavoro da finire
Il socialismo mantiene la sua fondamentale ed essenziale natura di movimento anticapitalistico. Esso nasce come reazione umana e razionale nei confronti delle ingiustizie delle ineguaglianze che il nascente capitalismo industriale portava con sé. Le contraddizioni e le crisi della società capitalistica costituirono oggetto delle analisi, della critica penetrante, delle previsioni dei teorici socialisti. I mutamenti intervenuti dopo le due guerre mondiali, la modificazione della natura e delle manifestazioni del capitalismo non hanno mutato la ragione fondamentale della lotta socialista e cioè quella di provocare un superamento del capitalismo con il passaggio ad un ordine economico, sociale e politico più evoluto, che arricchisca le libertà dell’uomo, le sue condizioni di vita materiale e spirituale.
Bettino Craxi, 1966
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