Il dovere di Caino
Abbiamo parlato molto negli ultimi anni (e fortunatamente continuiamo a parlare) di diritti umani; abbiamo semplicemente smesso di parlare di una cosa molto semplice, che sono i doveri verso gli altri soprattutto. Ed è questa indifferenza verso l’altro, questo tipo di disprezzo per l’altro, che mi chiedo se abbia un senso in una situazione o nel quadro dell’esistenza di una specie razionale. Questo non riesco a capire, è una delle mie grandi ansie
Josè Saramago
Gli altri, sono così tanti da essere nessuno. Gli altri mi vogliono rubare me, gli altri non sono me e il loro dolore mi è indifferente. Io sono il sempre. Io posseggo le cose. Questo è per il confine che ci fa la pelle verso gli altri. Questo è per le paure che fanno gli altri al nostro me. Ma c’è qualcosa che che si percepisce che semina l’errore nella certezza, il bisogno di madre, la continuità della madre, altra che genera il me che accoglie l’urlo primo, un urlo agli altri che dice “ci sono anche io”, non dice “ci sono io”, ma anche. Poi lavoriamo per cancellare quell’annuncio nel nascondiglio becero di una esistenza avita. Corse a carriere, carriere di corsa.
Serve umanitaria, serve capacità di giocare con i fiori, di fermarsi a non fare altro, altro da me ma con chi mi indica per nome. Diritti è dire faccio da me, è libertà, doveri è dire ci sono gli altri e non posso ma debbo. Siamo automobili capaci di velocità assurde che a quelle velocità possono salvare dolori infiniti, ma sanno anche andare piano, adagio, per camminare e non disturbare altri passi. Siamo la forza di un amante capace di divenire delicatissimo per donare e non rubare, per rispetto e non egoistico gioco solo a se.
Ho giocato da solo, invidiato le distanze, poi ho scoperto le vicinane. Facile fare l’eremita, difficile pulire la ferita di un’anima che non ti curerebbe mai a giochi invertiti. Ma che fa.
Mi chiedono: “ma tu andresti con un assassino?”. Ho risposto: “ci stai parlando, ci sto parlando”. Perchè sono i miti che fanno malvagità incredibili, e uccidere è anche dire “mai con Caino” che invece ha occhi, anima e dolore e forse dentro il racconto del disegno di Dio. Caino ha il sangue di Abele, tale e quale e anche lui può essere ucciso dai buoni che sono così buoni da farsi terribili
La solitudine non è vivere da soli, la solitudine è il non essere capaci di di fare compagnia a qualcuno o a qualcosa che sta dentro di noi.
Josè Saramago
La solitudine è nel diritto se è indifferenza, la compagnia sta nell’altro nel dovere che si deve per generoso diritto. Caino e Abele giocavano insieme, insieme hanno scoperto lo stesso male, lo stesso bene, ma chi creò l’omicidio? Nel disegno fai il personaggio, nella vita vivi come si può, ma libero dal disegno che è quello l’unico assassino che c’è.
Quadro: Giuseppe Musini, 1829, Caino medita il fratricidio. Parma accademia delle belle arti

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