Senza neanche la polvere

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Come? Il passo è pieno di passi già passati. Passiamo da un posto ad un altro senza averne un senso, per distrazione. Passano carri armati umani di gente che travolge tutto, ma dove va? Troppo lento è chi è lento, troppo tempo ha chi non controlla l’orologio. Quanti passi, quanti massi lungo la strada. Vado, lento.

Come? le piazze sono vuote per le città che hanno ancora voglia di dormire e non si vogliono svegliare, dicono “lasciami stare”. Passa dopo, dopo il caffè. Che scusa il caffè, quello non ti sveglia, non ti addormenta, ti presenta il giorno nuovo. Persone incravattate, persone eleganti, io sono solo un passante.

Un, due, tre, stella. Giochi da bimbi, ma con un goccio di profumo di quelli importanti, fragranza francese, aroma di Mediterraneo.

Un, due, tre, stella . Giochi da bimbi, ma con un goccio di malizia. Impercettibile. Le tazzine sono calde, troppo forse, o solo tazzine da sbattere per far rumore.

Una stazione, una piazza, una strada. Tutto è la scena di un film e non so che dire. Mi parlano, non sto a sentire. Ora mi pare un film, la danzatrice si muove, vuol farso notare, la danzatrice è un film, è in un film. Banco di prova, ma dove hai gli occhi? Li incontro, poi via, li incontrano di ritorno, incontro. Quanto rumore, non sento più niente.

Tutto è uno scambio di parole visive, di passioni sensoriali, di incroci della vita casuali e non cercati.

Un diario scritto fitto, ma neanche una parola fu spesa, usata, tutto era scritto in un’aria pulita dal vento, senza neanche la polvere.

 

Nella foto: cretto di Alberto Burri

 

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