La sorte di Giuseppe
Sono Giuseppe non ho capito bene se questo è mio figlio o figlio di un altro mondo ma io debbo scegliere e lo amo frutto se non del mio amare del mio amore. I rabbini dicono verità, questo mondo nuovo che passa, per poco, da me senza chiedermi scusa o permesso, mi dimenticherà . Inutile sposo sono, tutti si salveranno tranne me, cancellato . Volevo fare delle mie mani pane per mio figlio e la mia sposa ma no, no la storia aveva un altro disegno. Io gli ho suggerito di amare e non salvate, non sono stato sentito ed ora di sangue e ‘ piena questa terra santa. Sono un falegname se invece di cercare il vero avessimo costruito sedie per stare seduti a parlare. Se invece che anime di Dio avessimo bevuto insieme vino, oggi sarebbe stato sopraffino dire di umane storie e nessuno sarebbe stato ferito. Sono Giuseppe, sono figlio di un posto che come capita a mio figlio non immagina da chi è nato. Sono un padre e se i vostri figli li ha uccisi la guerra il mio e’ stato condannato da chi gli ha detto di essere padre ma che non conosce sedie.
Qui ora ci ammazziamo ma se avessimo fatto sedie. Sedie e Maria e’ così bella io non la merito ma perché quell’ angelo l’ha rubata per un disegno che guardatelo ora in questo sangue. Mi chiamo Giuseppe faccio sedie, se siete stanchi fermatevi a parlare.

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