La lirica patrimonio Unesco, la mia educazione al canto
La lirica è patrimonio immateriale dell’Unesco. Hanno riconosciuto che il canto è bellezza, bellezza pura.
Potenza della lirica,
dove ogni dramma è un falso
che con un po’ di trucco e con la mimica
puoi diventare un altro
Lucio Dalla, Caruso
Il canto è riconosciuto nella bellezza, la notizia mi piace da morire, e il pensiero va alla mia educazione al canto, al mio incontro con il canto. Allora non lo capivo che ascoltando una cosa che mi faceva un poco nascondere, stavo imparando ad essere uomo, ad essere grande, ad capire la bellezza. Come i pulcini dei falchi, bruttissimi da piccoli maestosi da grandi..
Il primo incontro fu dietro le processioni dove si cantavano gli inni al santo delle grazie ” Sant’Antonio protettore, nacque a Lisbona…” canto di donne. Ma dove starà Lisbona? Cantavano in coro, chi a tempo, chi no, ma il tempo era quello della devozione e la bellezza era crederci. Contavano le parole, non la voce, ma la devozione per quelle parole dopo un poco la faceva musica. La lirica è qui, è la storia nella musica, è mettere nel suono la storia e le parole. La musica è la fede le parole è l’invocazione e si fa lirica.
Poi sulle ginocchia di nonno a immaginare “La ciociara che va a Caserta co na ciocia rotta e una sfasciata”. Ma come fa? Non le faranno male i piedi, Caserta è poi così vicina?
La musica con le parole, la musica per il libretto, il libretto per la musica quando l’ho conosciuta davvero la conoscevo già, ma…
Ma è a Caracalla che una era d’estate dove già cantavano le cicale ho capito il resto, la grandezza del palco, l’immensità del mondo, la pomposità della fantasia. La lirica era il canto di preghiera di nonna, il canto del viaggio di una ciociara di nonna e la grandezza erano quelle basiliche di Roma grandi come è grande crederci. Ma il testo era di un popolo che cerca di essere se stesso e libero ma nella bellezza.
Poi in tv a vedere Maria Callas in bianco e nero, che con greco volto si faceva così bella a salire nelle note. Così’ maestosa a tenerle in vita e… non c’era dramma la volo di falco in volo.
E Fitzcarraldo che voleva portare quel canto alla fine del mondo. Come noi figli di inni alle chiese e di canzoni da osteria che in ogni parte del mondo portiamo la storia del nostro piccolo mondo.
Nonna era profeta e pensava di saper cantare, nonno era saggio e sapeva di non saperlo fare ma entrambi sapevano tramandare.
Largo al factotum della città. – Largo
Presto a bottega che l’alba è già. – Presto
Ah, che bel vivere, che bel piacere, che bel piacere
per un barbiere di qualità, di qualità!
Oh, bravo Figaro!
Bravo, bravissimo! Bravo!
Giacomo Rossini, Barbiere di Siviglia

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