La neve e il mandorlo

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Ogni tanto le cose ti ritornano, come fanno i peperoni. Di questo tempo di febbraio che va via e marzo che viene mi ritornano educazioni siberiane ormai remote data la mia età.

Ai contadini si insegna, da contadino, a leggere le cose che hai intorno. Devi leggere il cielo, le montagne e le piante. Ogni mattina devi aprire la finestra guardare la marina, poi la montagna, poi odorare l’aria come fanno i gatti e capire il tempo che ti toccherà e nulla di dovrà apparire strano perché sai che l’hai vissuta di già.

Ho visto gia il mandorlo in fiore, una nuvola bianca delicata fa da vita a rami che fino a ieri davi per morti e che oggi sembrano ali di vita che si sono fermati qua. Belli come sanno essere belli i volti di dame che si sono appena lavate la faccia con l’acqua di sorgente, candore di vita e prima nessuno credeva nel risorgere.

Poi guardo in montagna c’è un poco di neve, come a dire al fiore di piano che lì in alto c’è ancora da fare l’amore col gelo.

Neve e mandorli in fiore nello stesso posto nelle stesse ore, questa è la terra dell’impossibile dove tutto viene, si ferma, civetta con il mondo e poi si lascia andare per arrivare fino al mare. Un mare calmo che non ha voglia di destarsi per far rumore. Qui i pensatori di Dio vennero a cercarlo nel posto dove tutto era possibile, più di tutto l’impossibile.

Anche questo anno ci saranno mandorle, il gelo sulla cima ha fatto neve e bussa il tempo del grano. I cristiani testimoniano che è risorto, gli altri guardano i fiori del mandorlo e non è diverso.

La neve e il mandorlo. Quasi, quasi dimenticavo: se potete passeggiate tra il grano che ora è una distesa di verde, sentirete la vita che non si riesce a fermare.

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