Lidano quando mamma era impegnata e papà non aveva nulla da fare

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E’ il due luglio, per me il giorno della memoria che ricordo quelle radici che forse sarebbe stato meglio non avere ma per fortuna mi ritrovo. Il 2 luglio è San Lidano, patrono di Sezze (insieme a Carlo, ma questo è arrivato dopo)

Mia madre era impegnata insieme con me, mio padre era libero. La convergenza di queste due condizioni produrre un fatto che sono io. La prima lì per lì non ci pensò, il secondo barò. Così mi chiamo Lidano, papà la fece grossa e fu l’unica decisione che prese in autonomia. Mi chiamò come nonno, rinnovò non stando tanto a badare se era il medesimo filo. Ma il filo lo fece quell’uomo durissimo e testardo che vedeva in me quello che forse non ero, lui. Mamma non la prese bene era cispadana e troppa Sezze per lei era troppo, sarei stato Lidano per sempre legato a doppio filo con un mondo e lei era di un altro mondo. Quel nome fu una “prenotazione” che oltre a nonno mi prese nonna e così io e mia madre siamo stati come quelli che vivono al confine, a cavallo del confine, non di una parte e non di un’altra diversi nell’essere eguali. Lidano un nome raro, un nome che si porta se hai una “sporta” di ricordi, una riserva di storie che ti consolano ad essere, ammettiamolo, un poco differente.

Mio padre lo fece con orgoglio per avere con nonno un sorriso che, forse, lui non sapeva neanche dare o meglio, lo destinò a me. Distacchi e affetto si mischiano in questo nome che mi porto addosso.

Lidano, lidanno forse, nel danno che provoca chi non sta da nessuna parte, che per ogni parte è bastardo. Uno che prende la parte sulla schiena e viaggia. Se hai un nome comune puoi voltarti in incognito se ti chiamano, se ti chiami Lidano vogliono solo te.

Quando noi con questo nome ci confrontiamo con i sentimenti ci troviamo ritti a sentirci come “esclusi” e ci dobbiamo convincere di essere umani e non una vivente pagina identitaria. Le memorie si lasciano scritte nei papiri, sulle pergamene, nelle memorie da raccontare, mai su di una persona con un nome.

Lidano, che vuol dire di questa terra bagnata, puzza di acqua zolfa, con un dio da venerare e per questo nella solitudine bestemmiare, sentore di tribolazione.

Poi? Poi mia madre aveva da fare e mio padre era libero, tutto qua il mio destino. Mamma non sapeva baciare, nonna sapeva abbracciare, nonno vedersi in me, papà voleva fare un dono. Io? Mi chiamo come un monaco che fece tacere le rane, io parlo tanto e forse tutto è in quel bacio non dato e che si cerca, si trova, come l’El dorado dei conquistadores. Nonna mi raccontò nelle notti lunghe e fredde d’inverno di come le cose sono figlie di un mondo che era prima dove gli dei, i santi, i profeti  giocavano con la vita e quelli che la vivevano erano navi in quel mare, ma arriverà un porto dove restare.

 

PS: auguri a tutti i Lidano, ciascuno con la sua storia

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