Ordunque

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Ordunque si parte, si parte per andare dalla propria parte. Funge così, ti fermi, gli altri si distraggono di loro propria mano e tu vedi netto il confine del tempo che hai e vai
Non pensavo di finire così, ma forse nessuno si pensava quel che è.
Paghi sempre il conto e non sei mai giocondo.
Scendo al bar con l’ amico, tiro dentro l’ altro e mi penso in viaggio come all’ inizio ma questo fina, nel senso della mia lingua madre, cioè finisce.
Mi diletto a sciogliere i pensieri e loro vanno diritti alla mia parte. Sono stato sempre anarchico e non ne comprendevo il perché poi un vecchio anarchico mi spiego che l’ anarchia aveva bisogno dell’ ordine in un incrocio che fa liberi. L’ anarchico ha il senso libero delle cose ma il rigore per le persone. L’ anarchico per sua natura non nega la sua avversione ai lacci, ma ne stringe di morali. Tradisce, l’anarchico, ogni straccio di ordine ma mette rigoroso ordine al rispetto.
L’ anarchico non ha il culto del vero che rende verosimili i mostri, ma ha in odio chi non ha una morale in lui come cercava Kant le radici.
Così scrivo questi pensieri soffusi e non ne cerco il senso.
Era per scrivere e per dire come ho sempre fatto che è in atto questo vivere che ancora non riesco a capire, ma non c’è nulla da dire.

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