Intorno a Giuda
Affermare che fu uomo e fu incapace di peccato racchiude una contraddizione; gli attributi di impeccabilitas e di humanitas non sono compatibili.”
Jorge Luis Borges, libro Tre versioni di Giuda
Sul terreno scosceso del mio uliveto batte sempre il sole, solo.
Lì, tra gli ulivi ma in un altra stringa del mondo dei mondi, Giuda tradì con un bacio il nazareno venuto non per lui ma per il mondo.
Giuda si avvicinò al maestro la testa era sui denari con cui avrebbe fatto festa. Invece? Il nazareno patì, ma per poco, Giuda fu infame per sempre. Tutto bene, tutto vero? Tutto perfetto al cospetto di come andò la storia, ma?
Gesù non disse male.
Gesù non disse male del suo soffrire che era disegno del padre non vigliaccheria di un buon apostolo fino al pagamento: Eli, Eli, lema sabacthani. Non Giuda perché hai tradito, ma Dio perché mi hai abbandonato
Anche lui, lui che era dio, ebbe dubbi del padre sulla croce. Pensò forte, il nazareno, che suo padre poteva essere anche il male e non solo il bene. Brivido delle contraddizioni del mondo, poi si venne a sapere che il pagamento non c’era stato nell’incasso della follia
Mashalem, infine gridò, tutto è compiuto.
Scrivo di questo e in questo modo per via del bisogno di vedere nello specchio che ho davanti quel giudizio che spesso si da in cui il male è là, la verità di qua.
Giuda che peggio non c’è eppure il nazareno che sapeva del tempo presente, della salvezza oltre il muro, del mondo nel futuro sapeva anche di quel dire di Federico Fellini:
Ho imparato che ci sono persone così esteticamente stupefacenti che emanano addirittura luce propria. Sembrano, non so… fosforescenti!
Era così il nazareno, era così che:
Dio si fece totalmente uomo, ma uomo fino all’infamia, ma uomo fino alla riprovazione e all’abisso. Per salvarci, avrebbe potuto scegliere qualunque dei destini che ordiscono la complessa rete della storia; avrebbe potuto essere Alessandro o Pitagora o Rurik o Gesù; scelse un destino spregevole: fu Giuda.
Jorge Luis Borges, libro Tre versioni di Giuda

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