Voglia di normalità
Da mesi sono finite le elezioni, ma sembra di essere ancora nel pieno della campagna elettorale, vissuta e condotta da alcuni come una guerra di trincea, che vedeva schierate le forze del bene contrapposte alle forze del male, crociati impegnati in un’ epica battaglia contro il sistema oscuro.
Quale sistema mi chiedo?
Quello protetto dal silenzio dei tanti, nell’indifferenza di chi vedeva, immaginava, sapeva, eppure ha permesso tale gestione del paese? Quante carriere, posizioni e fortune professionali sono cresciute all’ ombra di quel sistema che tutti fortemente e frettolosamente hanno disconosciuto?
Il degrado è stato repentino o frutto di anni di indifferenza?
Le responsabilita’ vanno opportunamente valutate e suddivise, o si e’ ancora convinti che siano tutta di una sola parte?
I paladini di oggi, dove erano fino a ieri, chi hanno sostenuto, votato, supportato?
Mi chiedo da quale paese alieno tanti provengano, tutti ciechi ,sordi e muti di fronte ad un degrado evidente e inarrestabile di valori primari ed essenziali prima di tutto.
E’ vero, Sezze manca di tante cose ,ma in tutti questi anni non era mai venuta meno l ‘educazione, il rispetto per gli altri e per il proprio paese.
Penso sia giunta l’ora di smettere gli abiti sbiaditi e un po’ logori dei rivoluzionari, rivoluzione che e’ figlia di tante madri ma che tanti opportunisti sono corsi ad abbracciare.
La realtà e che c’è chi ha scosso l’albero, e chi è corso a raccoglierne i frutti.
Non giustifico certo il passato, esprimo la piu’ ferma condanna per quello che si poteva e si doveva fare e non si e’ realizzato, e per questo convinto che la classe dirigente e politica andava modernizzata, svecchiata e riformata nei modi e nei contenuti, i vecchi centri di potere smantellati, distinguendo tra le singole responsabilita’. Il rinnovamento era auspicabile e necessario, bisognava sostituire figure stanche e forse non piu’ adeguate ai tempi e alle nuove sfide che ci attendono, le aggregazioni politiche così come storicamente conformate andavano riviste e riproposte.
Questo processo, gia’ in atto nella passata consigliatura sottoposta ad una cura martellante in consiglio comunale e nella citta’, ha prodotto i primi risultati: non per caso che siano caduti molti tabù, tante situazioni che sembravano incrollabili e tante posizioni inattaccabili.
Il caso eclantante del cimitero (piscina compresa), aver posto fine fine ad egemoni e antidemocratiche posizioni locali attraverso l’uso di bandi pubblici, gli sforzi fatti per sanare un bilancio martoriato frutto anche di anni di gestione clientelare con posti pubblici utilizzati alla stregua di bancomat elettorali, sistema al quale molti hanno attinto in maniera consapevole e che tanti hanno accettato convinti non ci fosse rimedio.
In un contesto di profondo sconforto di una frastornata opinione pubblica , colta in un momento di estrema debolezza emotiva, gestire abilmente il dissenso anche attraverso un uso distorto e manipolatorio dei canali social, diventanto al contempo tutti inquisitori e censori e dipingendo una intera classe dirigente, senza differenza alcuna, come incapace e inadeguata (e nella peggiore delle ipotesi accomunandola ad un sistema che sa di delinquenziale), sarà servito a vincere, ma ora e’ giunto il tempo di convincere.
Se è vero che l’ultima tornata elettorale ha consegnato inequivocalbilmente il paese ad una nuova classe politica, rinnovata ed inesperta, (a parte qualche usato vintage, tra chi si è palesato ma anche chi ancora non si è palesato) che avra’ pochissimo tempo a disposizione per dimostrare le proprie capacita’ dovendosi districare tra i tanti i problemi ereditati, ha pero’ legittimato, nei numeri e nella sostanza, il diritto all’esistenza di una forza politica contrapposta, che nell’esercitare il proprio ruolo vorra’ fortemente dimostrare la bonta’ delle proprie ragioni:
ruolo che non puo’ essere semplicisticamente liquidato con sprezzanti paragoni circensi, denotando assoluta mancanza di rispetto, anzi mostrando disprezzo per la consistente parte di citta’ che queste forze rappresentano.
Quindi le regole sono le stesse di sempre: chi e’ chiamato a governare il paese, non diventandone al contempo il nuovo padrone feudale deve necessariamente fare bene, e come in un gioco di diritti e doveri di chi amministra, tutti gli altri debbono controllare che questo avvenga nel nome e per conto del paese.. semplice, lineare.
Alzando le aspettative, cavalcando il malcontento, ci si è auto condannati ad una sorta di rappresentazione costante e periodica della nostra bravura, alla maledizione di non poter essere normali; ma il pericolo intrinseco in questa sorta di girone dantesco e che poi ci si convince di appartenere ad una entita’ suprema di predominio morale dotati per natura di un pizzico di intelligenza superiore, e che questo possa bastare; si è bravi a prescindere per diritto elettorale e che il problema si e’ risolto eliminando quelli di prima.
Ma la verita’ sta’ proprio in proprio questo, l’ associazione non è automatica, non garantisce qualità, e il paese non può essere un banco di prova per dimostrare quanto siamo bravi, i cittadini e le attivita’ produttive non possono essere usate come cavie o luogo di esperimenti per le proprie teorie, e lo sta dimostrando l’oramai imbarazzante faccenda dell’ impianto di compostaggio, usata come una sorta di braccio di ferro tra le fazioni in campo.
Un progetto che prevede un forte riassetto del territorio, non puo’ essere frutto di una valutazione cosi’ frettolosa e semplicistica, affidandosi e trincerandosi dietro un lacunoso studio, (a quanto sembra frutto di un pasticciato copia e incolla), e che rischia di essere per il paese quello che e’ stato l’ anfiteatro o il nuovo depuratore.
Si e’giudicato prima, bisogna essere disposti ad essere sottoposti a giudizio e verifica costante, senza pregiudizi, fa parte del ruolo assunto, le regole valgono per tutti.
Il silenzio assordante a cui si assiste in questo momento, e’ pari soltanto al chiasso mediatico dei mesi scorsi.
Le idee innovative devono essere supportate da studi e visioni lungimiranti, il poco tempo avuto a disposizione non puo’ giustificare l’approssimazione, ne’ leggittimare inprovvidi salti nel buio. L’ inesperienza non pùò e ne’ deve essere un’ attenuante, se c’e’ il rischio che una cosa sia fatta male, e’ meglio non farla e rinviarla a quando ce ne saranno i presupposti : la presunzione puo’ offuscare anche le menti piu’ brillanti.
Affontare le nuove sfide, in un’ottica di straordinarie e irripetibli opportunita’ offerte dal PNRR, prevedeva una preparazione programmatica che per logica delle cose non c’e’ stata.
Inseguire finanziamenti fini a se stessi, senza una reale pianificazione sociale e territoriale rischia di farci allontanare per sempre dall’ obbiettivo comune e sprecare le opportunita’ dateci, ( le recenti sentenze debbono insegnarci che nulla ci e’ regalato, tantomento i finanziamenti pubblici).
Ci sara’ tempo e spazio per progetti di sviluppo da affrontare nella sicurezza della preparazione e della profonda conoscenza dell’ argomento e del contesto nel quale vanno collocati, nell’ ottica di una organica e percorribile visione del nostro futuro prossimo,
Per mesi siamo stati sottoposti ad una tempesta di messaggi negativi, da foto di buche e crateri, strade dissestate, tombe violate, degrado diffuso, abbandono indiscriminato dei rifiuti, percezione di insicurezza, opere mai completate, bilanci comunale, tutte problematiche che sono rimaste ancora irrisolte, ecco allora, concentriamo le nostre energie sui tanti temi che urgono risposte: l’orgoglio non deve prevalere sul raziocinio, gestire diligentemente l’ordinario sarebbe gia’ di se’ una prova di intelligenza e maturita’
Anche l’anacronistico timore che i comuni limitrofi ci possano sopravanzare nell’ utilizzo di contributi pubblici, in un momento storico di sforzo collettivo che ci vede spostare i nostri confini nazionali sempre piu’ verso l’Europa, denota una miope visione campanilistica in un contesto nel quale bisogna sinergicamente aprirsi alla cooperazione e non alla competizione territoriale, dove invece e’ auspicabile la ricerca della filiera comune cominciando da quella provinciale e perseguire l’ obbiettivo di ripristinare quanto prima il feeling con i comuni che ci circondano, con l’imperativo di uscire da quella sorta di isolamento cronico.
Ascolto, condivisione, rispetto per le proprie idee ma anche per quelle altrui; il rischio, se non si cambia subito passo e’ quello di alimentare una gogna continua e costante, scaricando sulla città già provata ulteriori tensioni trascianandola in un continuo e deleterio conflitto.
In un momento di grandi incertezze e stravolgimenti epocali, la gente e’ stanca, ha tanta voglia di normalità, ci si aspetta di essere ben governati attraverso un sano e costruttivo confronto, senza inutili e deleteri protagonismi, perche’ a breve, lo stesso ritornello ‘’simaquellidiprimapero’’ non potra’ piu’ essere funzionale alla causa.
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Giovan Battista Moraldo
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