Da roccaforte rossa a buco nero
Che fine hanno fatto i partiti a Sezze? Perché in quella che per molti anni è stata definita la roccaforte rossa, il sistema partitico è pressoché sparito o almeno ridotto ai minimi termini? La risposta a queste due domande, o almeno il tentativo di sciogliere questi due nodi, seppure non porta a risposte inconfutabili e certi, aiuta a disegnare l’attuale panorama setino la cui Politica è ridotta ai minimi termini. A cominciare dal Partito Democratico che pure ha provato a scrollarsi di dosso le macerie di una tornata elettorale fallimentare senza però riuscirci.
La debacle del PD parte da lontano
Che la tornata elettorale dello scorso ottobre sia stata per il PD una debacle senza attentuanti è palese ed evidente senza neanche tirare in ballo i numeri. Già il fatto di non essere riusciti a presentare una lista completa dei sedici slot previsti, la dice lunga.
A pesare però è stata l’incapacità a coinvolgere nella tornata molti dei suoi uomini migliori (colpa anche loro di non aver sentito il dovere di scendere in campo nel momento peggiore). Perché il PD a Sezze (prima DS, prima ancora PCI), la differenza l’ha fatta sempre più grazie agli uomini che non al simbolo. Il 70% e rotti di Andrea Campoli nel 2012, è stato la somma di tanti risultati individuali eccellenti così come la vittoria di Sergio Di Raimo nel 2017, è arrivato grazie a tanti exploit di singoli (vedasi Enzo Eramo con 749 preferenze singole e Federica Fiorini con 527 preferenze sommarono in due più dei voti presi alle scorse elezioni da tutta la lista PD). Tolti i grandi nomi, alle elezioni nazionali o regionali che dir si voglia, il PD era ridotto male già da tempo.
I dati mai analizzati
Eppure i segnali non erano stati colti, e non sono stati colti neppure dopo. Il congresso celebrato nelle scorse settimane ha infatti eletto alla segreteria Francesca Barbati, ex consigliere comunale che ha tante doti sia professionali che politiche, ma non brilla per carisma e leadership. Così come il presidente scelto, Luigi De Angelis che era il suo antagonista per il ruolo di segretario.
E gli altri big di partito? All’angolo con Enzo Eramo e Andrea Campoli nel direttivo “per maniera” ma che ormai si sono defilati; Giovanni Zappieri, un tempo astro nascente, ormai è un ex; Cristian Santia è stato messo da parte ormai da anni; Sesa Amici che non si cala nella bagarre comunale visti i suoi fasti parlamentari; Titta Giorgi ormai fuori gioco per questioni anagrafiche e di salute. Il quadro è desolato e desolante.
La Lega slegata dal territorio
Se il PD piange, o meglio, dovrebbe piangere, gli altri partiti non ridono. La Lega, di fatto non esiste, considerando che i suoi esponenti migliori erano transitati in Progetto Sezze 2000 a sostegno di Lidano Lucidi. Il simbolo è rimasto in appoggio a Serafino Di Palma ma completamente svuotato dei contenuti e il risultato di 445 preferenze è la conferma di questo teorema. Basti pensare che due anni prima, in occasione delle Elezioni europee, la Lega a Sezze era risultato il primo partito. Il bottino di 3773 voti per una percentuale di preferenza del 46,78% dei votanti si è disciolto. Nel 2017 invece, anche se con un risultato deludente, la Lega aveva comunque presentato una lista. Lista a sostegno di un proprio candidato sindaco, Roberto Reginaldi che ha chiuso lì la sua parentesi politica in prima persona.
Fratelli, coltelli, d’Italia
Fratelli d’Italia è riuscita ad esprimere un consigliere comunale, Orlando Quattrini. Peccato che lui stesso era tra i fuoriusciti della Lega prima della sua implosione/esplosione. Sulla scia del traino nazionale di Meloni&Co era lecito però attendersi molto di più. Ma il partito ancora una volta si è ricordato di scovare referenti locali solo in prossimità delle elezioni comunali.
S-Forza Italia
Forza Italia è sparito completamente dai radar tanto che lo scorso ottobre, non ha neanche presentato una propria lista sparpagliando i suoi militanti, esponenti e rappresentanti, tra le altre liste.
M5 povere Stelle
Stessa sorte per M5S che nel 2017 aveva presentato una propria lista e un proprio candidato salvo poi implodere. L’implosione ha portato i pentastellati a disciogliersi individuando il loro porto di attracco in Identità Setina, il movimento che ha determinato il successo dell’attuale sindaco Lidano Lucidi. Volevano nel loro piccolo aprire anche il consiglio comunale di Sezze come una scatoletta di tonno, si sono ritrovati in una scatoletta che non è la loro.
Identità Setina, il partito sacrifica la sua identità civica
E proprio Identità Setina, nata come esperimento civico nel 2007, rappresenta la realtà politica più interessante nonchè, attualmente, l’unico partito presente sul territorio e non solo nei circoli erranti.
A seguito del successo elettorale si è infatti trasformata in partito politico. L’assemblea costituente ha votato Gianni Antonucci come Presidente, Livia Spatarella Vice-Presidente, Emanuele Ceccano come consigliere politico, Riccardo Panico tesoriere Il segretario politico dell’associazione è Daniele Giancarlo Piccinella, mattatore di preferenze elettorali insieme a Luigi Rieti.
Proprio Identità Setina è stata la lista trainante del successo di Lucidi alle scorse elezioni. Un risultato complessivo di 1913 preferenze riportate, tra gli altri, anche grazie agli ex PD Gianluca Calvano e Federica Pecorilli, gli ex M5S Giovanni Votolo e Serena Fiaschetti, l’ex coordinatore locale (seppur per un breve periodo) di Fratelli d’Italia, Pasquale Casalini.
La sconfitta della politica: tutta
Il tutto in un contesto in cui la politica ha perso non solo appeal ma anche interesse e credibilità per i cittadini, a Sezze più che altrove. A testimoniarlo i dati di affluenza sia del primo turno, neanche il 62% nonostante centinaia di candidati consigliere. Peggio nel ballottaggio quando a votare è andato il 49,65% degli aventi diritto.
Per intenderci, l’attuale sindaco è stato scelto al ballottaggio da 6655 votanti sui 19646 aventi diritto al voto totali, ovvero circa 1 su 3, e non era espressione di un partito politico.
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Luca Morazzano
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