Una. Nessuna. Centomila.
Sabato 11 giugno a Reggio Emilia ci sarà un grande evento musicale con l’obiettivo di raccogliere fondi destinati ai centri antiviolenza. Si esibiranno Fiorella Mannoia, Emma, Alessandra Amoroso, Giorgia, Elisa, Gianna Nannini e Laura Pausini con un concerto dal titolo Una. Nessuna. Centomila.
Insieme alle sette artiste ci saranno Caparezza, Brunori sas, Diodato, Sottotono, Tommaso Paradiso, Coez ed Eros Ramazzotti che accompagneranno le voci sul palco dell’Arena. Si prevede un maxi concerto e questa attesa è ancora più sentita se consideriamo due anni di pandemia che c’ha costretti in casa. Proprio quella casa, considerata come sicura dimora, per molte donne si è trasformata in un inferno per mano dei loro stessi compagni.
E’ un gesto virtuoso quello delle grandi artiste che riportano l’attenzione mediatica su un tema drammatico come quello della violenza di genere.
Centri anti violenza. Pandemia e conseguenze
E’ “violenza contro le donne” ogni atto di violenza fondata sul genere che provochi un danno o una sofferenza fisica, sessuale o psicologica per le donne, incluse le minacce, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà. Così recita l’art 1 della dichiarazione Onu sull’eliminazione della violenza contro le donne.
Dai dati istat si rileva che:
Le donne che si rivolgono ai centri raccontano di esperienze in cui hanno subito una più violenze.
Nel 2020, in particolare:
il 16,3% ha subito una violenza, il 10,5% due violenze, il 20,1% tre violenze, il 26,3% quattro
violenze, il 26,8% 5 e più violenze.
I Centri antiviolenza offrono numerosi servizi alle donne vittime di violenza:
il 97,1% offre ascolto
l’82,8 % offre accoglienza
il 53,6% offre supporto e consulenza psicologica
il 46,3% offre supporto al percorso giudiziario e consulenza legale
il 37,2% offre orientamento e accompagnamento ad altri servizi della rete territoriale
il 18,0% offre sostegno all’autonomia
il 14,2% offre un percorso di allontanamento
il 12,6% offre pronto intervento e messa in sicurezza fisica
il 12,3% offre orientamento lavorativo
il 10,1% offre sostegno alla genitorialità
l’8,9% offre supporto per i figli minorenni
il 9,1% offre supporto e consulenza alloggiativa
il 3,1% offre mediazione linguistico-culturale
il 2,2% offre altri servizi a donne straniere, rifugiate e richiedenti asilo
Il Centro anti violenza dedicato a Donatella Colasanti
Oltre alle 67mila euro, la Regione Lazio, stanziò per il Comune di Sezze, altre 40mila euro, con l’obiettivo di acquistare l’immobile da dedicare alla Colasanti, vittima di violenza e dove doveva nascere il centro antiviolenza.
Da quell’agosto del 2020 sono trascorsi quasi due anni. Periodo difficile per tantissime donne che, a causa della pandemia, hanno perso lavoro aumentando lo stato di fragilità sociale in cui si sono ritrovate costrette a vivere. Ad oggi non è dato sapere come siano state indirizzate quelle somme di denaro pubblico che avrebbero aiutato molti casi attenzionati.
La Consulta delle donne
Strumenti istituzionali per la programmazione relativa al mondo femminile e alle politiche di genere esistono. Per esempio,
Lo statuto comunale di Sezze prevede l’istituzione della Consulta delle elette formata dalle donne elette nel Consiglio Comunale, da due rappresentanti delle Associazioni femminili, da due rappresentanti dei Movimenti Femminili dei Partiti, da cinque esperte di accertata competenza e/o esperienza professionale. La Commissione elegge al proprio interno la Presidente. La Commissione ha compiti di proposta e di controllo sull’attività amministrativa per il rispetto dei diritti delle donne sanciti dalla Costituzione e dalle leggi della Repubblica e della Regione.
Le donne per le donne
La solidarietà espressa dalle grandi artiste che si esibiranno l’11 giugno per raccogliere fondi per centri anti violenza, sottolinea come il rapporto di reciprocità tra donne può diventare un’azione dirompente a favore di tante fragilità. Un bell’esempio da seguire per chi pensa di poter compiere un passo verso quelle donne che vivono le loro fragilità anche qui, nel nostro paese. Sapere e comprendere come siano state impiegate quelle somme sarebbe appunto, un primo passo. Nell’attesa di conoscerne i risvolti, auspichiamo un futuro più solidale e più femminile.
Articolo di Rita Palombi
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