Il ritorno a Sezze, come posso e come tutto cominciò

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Cominciai questo mestiere nel 1987, lo comincia in un giornale che non c’era: nel senso che non esistevano esperienze analoghe e esperienza analoghe da noi erano neanche immaginabili. Il giornale era Latina Oggi. Va da se che chiamandomi Lidano mi diedero come primo incarico di scrivere di Sezze. Onere che dividevo con Roberto Campagna e Ernesto Di Pastina. Pareva una divisione tipo Rai: uno vicino al Pci, uno vicino alla Dc e … beh, io ero socialista. La prima “notizia” su cui lavorai fu il ribaltamento di un autocompattatore a Casali. Venti righe e senza foto, ci misi per farlo tre giorni. Va da se che non me lo pubblicarono, capii che contava il tempo e che “mi dovevo fare furbo che fesso già lo ero”. La redazione, allora il direttore era Paolo Brunori giornalizsta romano, ci voleva mettere in competizione ma. A Sezze siamo consociativi e noi tre trovammo sfere di influenza diverse, anche perchè al terzo articolo (pubblicato) mi chiamarono a lavorare a Latina e a coordinare la pagina dei lepini e di Aprilia. Dovevamo inventare tutto, anche l’opinione pubblica, i lettori, la curiosità.

La svolta fu una campagna stampa, la prima (lo dico con presunzione) fatta in assoluto in queste lande: la difesa del monumento che (sindaco Antonio Maurizi) i miei compagni di partito socialisti volevano accomodare a parcheggio. Gli articoli allora erano una tantum, si scriveva e finiva lì. Invece con Roberto ne facevamo uno al giorno, ogni giorno e in più commenti, e oltre interviste. Sperimentammo come si forma una opinione pubblica. Il monumento è ancora lì, un poco ristretto per la verità. Stessa opinione pubblica non si mobilità per Ferro di Cavallo e per l’Anfiteatro e non sono ancora lì. Non ci sono più.

Ho ricordato questo inizio per iniziare a scrivere di nuovo di dove sono partito come posso, tenendo aperta questa vetrina a chiunque voglia farlo ma non con il livore di pensarsi nella ragione e gli altri nel torto, ma nel libero scorrere delle opinioni che sono diverse. Una vetrina artigianale, un forno che fa le pastarelle, ma poche. Sperando di contribuire a consolidare una opinione pubblica che oggi può contare su fonti e mezzi diversi. Chiunque può dire nelle idee, nessuno consumare crociate. I turchi non sono alla marina, ma qui dobbiamo pensare a barche di forme ardite per conquistare il mare.

Buona lettura, si torna sempre nel luogo del delitto.

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