Ma cosa c’è dietro la Gioconda?
Se ve ne andare a Parigi al museo del Louvre vedrete l’affollamento davanti a lei e la distrazione per il resto. Eros Ciotti da tempo sostiene che dietro la gioconda ci sono le paludi pontine ed il ponte ad arco che si vede sono gli Archi di San Lidano. Lo sostiene partendo da una verità incontrovertibile: Leonardo, su incarico del Papa, lavorò alla bonifica delle paludi pontine. Oggi la sua cartografia sull’assetto idrico delle paludi orna i corridoi del Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, uno dei più importanti al mondo nel suo settore. C’era stato, aveva misurato, aveva cercato di capire Leonardo. Sicuramente era passato per l’Appia, sicuramente aveva visto questo paesaggio non certo banale. Eros Ciotti, architetto di Roccagorga e curioso a tutto tondo, da tempo è convinto del suo. Del resto qui, anche lui Leonardo, potrebbe aver avuto qualche infatuazione o esserne oggetto: Circe si innamora di Odisseo, è Circe abita qui; Ufente si è innamorato di Camilla regina e guerriera; Ninfa grida ancora adesso dalla torre il suo amore; la palude è essa stessa femmina e pure i fantasmi qui sono femminucce. Questo spirito potrebbe aver preso il grande genio, anche i geni amano la bellezza, ed ecco che a Parigi i francesi si stupiscono, e con loro il mondo, di una bellezza del nostro mondo. Tesi figa, e perché no? Potrebbe essere. Ed Eros Ciotti difende con i denti la sua tesi. Pubblico di seguito le sue considerazioni su una nuova collocazione della Gioconda e la passione con cui argomenta invera la testi degli archi di San Lidano che a me, personalmente e nominalmente, mi piace assai.
QUEL FASTIDIOSO PRURITO DEL “DUBBIO”
Di Eros Ciotti
Iniziai le ricerche su Leonardo per l’impulso di un dubbio e le conclusi restando nel dubbio, privilegiando approfondimenti e confronti. Oggi siamo bombardati da “misteri svelati” e “certezze” pur in assenza di documentazione “certa”, e il dubbio sembra soffocato dalla risonanza mediatica della “notizia”.
Mi riferisco alla ricerca recentemente presentata dal prof. Vinceti, secondo il quale il ponte etrusco-romano Romito nel comune di Laterina è “con certezza” quello dipinto da Leonardo sulla Gioconda. Nessun documento, solo somiglianza (ma quanti ponti si somigliano?) e per giunta cambiando idea e scegliendo, prima l’uno e poi l’altro, tra due ponti architettonicamente molto diversi, Romito e Buriano: l’uno con 4 campate l’altro con 6, l’uno con archi a tutto sesto l’altro con sesto ribassato, l’uno con sviluppo verticale l’altro orizzontale…, insomma, come ricercare una donna somigliante a Marylin Monroe tra due soggetti, uno biondo e l’altro moro.
Come Metropoli’s, ci recammo anni fa proprio a Laterina (AR) per incontrare gli amici dell’Associazione “La Rocca” da tempo impegnati a far riconoscere il ponte Romito come più somigliante a quello sulla Gioconda rispetto all’altro a Buriano dei vicini rivali; ed effettivamente convenimmo che il loro Romito era più gettonabile tra i due, salvo riscontrare però un hinterland paesaggistico piatto e senza alcuna somiglianza a quello dipinto da Leonardo.
Non ho mai ritenuto, né lo ritengo oggi, che discutere di quale fosse il paesaggio reale dal quale Leonardo avrebbe preso ispirazione sia importante per la storia dell’Arte, immaginando il Vinci come un simpatico pittore della domenica che gira sulle colline con il suo cavalletto per dipingere paesaggi. Ma “scoprirlo” potrebbe aiutare a completare la sua lacunosa biografia, fatta di commissioni, ispirazioni, significati, spostamenti e quant’altro; e perché no?…a valorizzare un territorio. Le “certezze” però, siano legate a documentazione “certa”, come lo stesso Leonardo sembra suggerirci quando scrive che “la scienza non pasce di sogno li suoi investigatori”.