Note a poeta sull’età, consolatoria
Non con le forze, non con la prestezza e l’agilità del corpo si fanno le grandi cose, ma col senno, con l’autorità, col pensiero.
Gioco un poco sul modello delle note a poeta che si facevano nelle osterie dei lepini. Riflessioni importanti portate a sfida per versi. Naturalmente ho scritto in prosa, giocando sulle cose, un divertimento generazionale. Scrivo di chi ha superato i 60 ed è condannato ad un tempo in cui “dobbiamo” essere giovani, e questo è figo, ma se abbiamo la consapevolezza di non esserlo ma di voler vivere bene comunque.
A volte pare…
Mi fanno vedere un metro, un metro lungo un metro. Poi mangiano 20 centimetri: perché in pochi arrivano a 100, i più arrivano a 80.
Non capisco dove vogliono arrivare.
Poi tolgono 62. Dice è quello che già ti sei preso, che resta?
Guardo il metro, lo riguardo, non mi capacità. Ripeto le operazioni di sottrazione rispetto a cento, non mi resta altro. Dico ma non si conta, si pesa. Ma quante volte deve pesare questo poco che avanza al resto che ho arretrato?
Dio mio, ho un poco di timore. Dico, ma perché ho fatto tutto di corsa? Che fretta c’era? Mi dicono, no, non non hai avuto fretta non hai pensato alla velocità di cui non disponevi né per accelerare né per frenare. Così è.
Resto solo con quel tratto corto, che faccio? Ho sempre pensato che la gramigna è inutile, ora dovrei rivedere. Le mie idee hanno il profumo di un vino troppo invecchiato, sono marsalate. I miei racconti risalgono al tempo del vapore, ora si va a giga, capite il passo.
Ora? Debbo uscire da questo antro corto. Debbo respirare. Mi dico, cambiamo il pensare: moltiplico il presente con i ricordi e lo divido per le possibilità.
Allora avrei potuto essere astronauta, ma ho guidato l’auto per 1000 chilometro: la risultante è un viaggio strabiliante senza prendere il volo. Ho scritto mille storie ma protagonista in una: la risultante ha 990 possibilità, seppur brevi, di vivere le altre. Ho un cielo in testa, ma se piove viene giù: risultante passeggio nella pioggia e sono come Frank Sinatra.
Mi chiedono: ma sai volare? Io riesco a malapena a camminare, ma rispondo descrivendo un incredibile volo e testimoniando che Icaro non ha fuse le ali di cera, ma si è mangiato il miele.
ma guarda intorno a te
che doni ti hanno fatto
ti hanno inventato il mare
tu dici: “Non ho niente”
ti sembra niente il sole
la vita, l’amore.
Meraviglioso, il bene di una donna
che ama solo te. meraviglioso
la luce di un mattino
l’abbraccio di un amico
il viso dì un bambino, meraviglioso.
Domenico Modugno, Meraviglioso
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