Sezze, si è finato il mondo e la cultura della pioggia dimenticata
Di poche cose si può dubitare ma non del fatto che prima o poi piove. Vengo da gente della cultura dell’acqua. Domandavo sempre a nonno quando passavo sul ponte che “salta” il Brivolco prima di prendere le coste sul carretto col mulo: ma hanno fatto un ponte dove non c’è l’acqua.
Confesso che una volta a casa andavo a cercare se so Brivolco era importante ma tra il Po, l’Adige, il Tevere, il Piave, l’Arno e il Garigliano non risultava.
Mi rispondeva “se non c’è ci sarà”. E mi spiegava che all’acqua devi fare le strade altrimenti se le trova da sè. Mi piegava che devi sempre pulire le fosselle, ma non per la bellezza del tempo bello ma per la pioggia del tempo duro. La pioggia qui arriva, arriva sempre, e qui l’acqua non è stata mai gentile, tanto da far ammalare pure l’aria. Era la cultura dell’acqua. Oggi i torrenti sono o niente, e già è un bene, o una discarica da riempire. I canali a valle non si puniscono più, perchè basta che non piova un poco e si pensa che non pioverà mai più, ma Giove Pluvio è bizzarro ma non certo parco delle sue furie che sono pioggia e vento.
Quando piove poi ci puoi far poco, speranza che piova il giusto, ma mai troppo e i temporali delle mezze stagioni fanno il lavoro loro. Non esistono bombe d’acqua, ma rovesci.
Oggi a Sezze è venuta giù tanta acqua invase strade, esondati i fossi e le strade si sono fatti fiumi. Per un poco la paura della natura è tornata, poi restano i danni. Ma abbiamo riscoperto che dall’acqua bisogna difendersi quando non c’è, bisogna tenere puliti i canali, manutenere le fogne, non avere strade invase dai rifiuti.
Al TG2 della Rai danno notizia del nubifragio di Sezze e io ripenso a Lidano il padre di Damiano che al Tg quando sentiva le tragedie che accadevano al mondo commentava “O a Sezze non succede mai niente, stamo a Fior d’Abramo”.
Li’ me sa ca stamo asso munno e ci i tenemo da mantene e pulisce fosci e fosselle
Foto: immagine tratta da Corriere Tv
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