Il verso viceverso

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In questo mondo di vincitori volgari e disonesti, di prevaricatori falsi e opportunisti, della gente che conta, che occupa il potere, che scippa il presente, figuriamoci il futuro, a tutti i nevrotici del successo, dell’apparire, del diventare.
A questa antropologia del vincente preferisco di gran lunga chi perde.
E’ un esercizio che mi riesce bene e mi riconcilia con il mio sacro poco
Pier Paolo Pasolini
Il rincorrersi dei vincitori che si fanno forti del branco del luogo comune e non sentono i versi viceversi. I versi viceversi sono quello che sta al teatro dietro il sipario, quella sofferenza che sta nascosta nella poesia che l’ha generata, creata, ma poi si è nascosta. I versi viceversi sono nel quadro quello che si cela nello sguardo del ritratto, tra gli angoli del paesaggio, dentro le anime che non si sono salvate.
Spietate come gli occhi della memoriaAltra memoria e non basta ancoraCose svanite facce e poi il futuroI futuri incontri di belle amanti scellerate
Fabrizio De Andrè, Anime salve
I vincitori si ammucchiano alla festa con la banda e non vedono che saranno vinti da altri mucchi di vincitori prossimi.
A questa antropologia vincente preferisco di gran lunga chi perde
Lo sconfitto che stona al cori, il disperato che bara alla vita per viverne un poco, il sopravvissuto al soffrire che impara a ridere, la madonna che di ogni tribolato si fa speme che il fortunato non ne ha bisogno.
Vi che sapete tutto e il vostro tutto è così niente che equivale al mio vuoto di mente.
Io diverso ed io uguale, negro, ebreo, comunista
Io frocio, io perché canto so imbarcare
Io falso, vero, genio, io cretino
Io solo, qui, alle quattro del mattino
L’angoscia, un po’ di vino, voglia di bestemmiare
Francesco Guccini, L’avvelenata
Versi viceversi di chi sente che ogni cosa è il peso della sua fatica, nulla è dono dell’inerzia e odia le masse convinte del loro noi e la colpa è sempre di altri, di ogni diverso. E il di verso è un verso viceverso, una poesia capovolta
l’immenso si illumina di me, di quella anima irripetibile che ci fa unici, uno per uno.
Penso che sia necessario educare le nuove generazioni al valore della sconfitta, alla sua gestione, all’umanità che ne scaturisce; a costruire un’identità capace di avvertire una comunanza di destino, dove si può fallire e ricominciare senza che il valore e la dignità ne siano intaccati; a non divenire uno sgomitatore sociale; a non passare sul corpo degli altri per arrivare primo.
Pier Paolo Pasolini
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