Toppitto, il treno che portava a Velletri, ma senza fretta
Mica era veloce, per andare via da dove stavi non dovevi aver fretta. Mica era la fine del viaggio, ma sicuramente il suo inizio. Una storia del 1892, quando nasceva a Genova il Partito socialista e un sermonetano (meglio il padrone di Sermoneta) Onorato Caetani (X duca di Sermoneta) terminava il mandato da sindaco di Roma. Ecco tra questi accadimenti nella piana pontina, sotto monte lungo tutti i lepini da Velletri fino a Terracina, da Velletri al mare, arrivò il treno. Il progresso arrivava anche qui, locomotive a vapore, grande fumo, velocità che quasi ci correvi dietro a piedi, ma una porta una porta verso il mondo e col motore. Lo chiamavano toppitto, il treno, un nome onomatopeico che richiamava il rumore di stantuffi e bielle e il fumo nero di carbone. Nel 1927 con la direttissima Roma-Napoli via Formia la sua lentezza, l’inerpicarsi tra la piana indomita e le colline contorte, divenne un difetto ed oggi sarebbe un pregio. Erano quasi 81 chilometri, da fare piano e con 24 fermate, era una metropolitana della piana pontina. Si fermava respirava e ripartiva, ansimando. Nei primi viaggi era un miracolo e chi partiva salutava la vita che il ritorno era incerto, chi restava piangeva per la medesima ragione. Un treno che era progresso ma anche dolore, che oggi che siamo ricchi abbiamo dimenticato e ci facciamo cani al bisogno degli altri dimenticando quando il bisogno era nostro.
E mannaja all’ingegneri
chi ingegnò la ferrovia!…
Ca si non facìva i mezzi
all’America non si jia!…
L’Argentina:
a cu’ futti e a cu’ ruvina!…
Otello Profazio, Mannaja all’ingegneri
Toppitto smise le corse nel 1957, solo da Priverno a Terracina (linea anche elettrificata) continuò a lavorare fino al 2012, poi un masso mai rimosso ha chiuso la sua coda.
Ma ora che abbiamo capito che correre serve meno, che la lentezza è una bellezza. Ora che l’odore del carbone misto a quello del fieno neanche lo immaginiamo. Era un viaggio meraviglioso che partiva dal mare e la sua acqua che non sta ferma mai, poi il piano di acqua che non si muove mai, poi il lago di Ninfa dove l’acqua comincia la corsa, prima l’odore di acqua zolfa tra Priverno e Sezze. Poi salivi piano piano l’orgogliosa Cori, Giulianello e Velletri che era una città. Pure Bassiano aveva la sua stazione, certo in comproprietà con Sermoneta ma pur sempre la sua stazione.
Sarebbe… sarebbe da ripensare, magari immaginare che c’è un altro modo di viaggiare e ad ogni stazione delle 24 fermarsi a pensare ai saluti, agli arrivi, ai baci rubati e mai ritrovati.
Storie di un treno che andava lento nel 1892 quando il Duca di Sermoneta era sindaco di Roma e qua era un inferno bellissimo pieno di cavalieri e vacche, di maiali a distesa e di storie da bestiario tra serpenti secolari, saettoni e orsi dimenticati.
Sarebbe bello pensare a correre così nell’era in cui non possiamo più correre ma torniamo a viaggiare e a guardare dentro lo scompartimento ma anche la campagna….
LE FERMATE E TRATTA
Velletri, Catalini, Giulianello-Roccamassima, La Buzzia, Cori, Torretta Corana, Doganella, Norma-Ninfa, Sermoneta-Bassiano, Borgo Tufette, Sezze Romano, Casale di Priverno, Ceriara, Priverno, Sonnino, Priverno-Fossanova, Capocroce, Ruderi di Sibilla, Frasso, Gavotti, La Fiora, Monte Leano, Terracina
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